giovedì 23 gennaio 2014

UN CAFFE' AL BAR

E’ tardi, sono stanca.
Quasi quasi vado a prendere un caffè in quel baretto giù all’angolo.
Ma che strano, sembra chiuso.
Provo a bussare, la porta si apre quasi istantaneamente. Hanno cambiato barista.
Era meglio quello di prima, almeno era carino. Ma questo ha un fascino quasi criminale.
Uno di quelli che non sai se puoi fidarti o no. Ma si, gli chiedo un caffè non ce la faccio più.
Questo passa dietro al banco che sembra un ladro, mi fa il caffè e per tutto il tempo mi guarda
come si guarda una torta al cioccolato.
Mi sento strana, non sono abituata a farmi guardare così da uno sconosciuto, ma è una
sensazione insolitamente piacevole. Quasi mi prende il panico quando mi accorgo che ha
chiuso a chiave la porta.
Penso che sarà il mio ultimo caffè. Ma questo si avvicina, adesso è gentile.
Mi prende la mano e mi aiuta a togliermi la giacca, la butta in un angolo e mi bacia in modo
selvaggio quasi violento. L’eccitazione aumenta.
Ha mani sicure e braccia forti, la sua pelle è calda, la sua bocca è vogliosa di me.
Mi gira la testa, mi sento confusa e non so bene se quello che sto facendo lo voglio davvero, ma
non riesco a smettere.
In un attimo i vestiti sono volati dall’altra parte del locale e io mi ritrovo in ginocchio davanti a lui,
con il suo caldo e turgido membro nelle mani. Alzo gli occhi, mi guarda senza parlare, ma i suoi
occhi esprimono il suo desiderio, che ora è anche il mio.
Lo assaggio, con delicatezza. Lui spinge dolcemente la mia testa in avanti, ancora.
Si appoggia al tavolino alto dietro di me, barcolla per un attimo, riprende il controllo e mi afferra
con tutte e due le mani sollevandomi.
Mi bacia con ardore, mi gira e mi piega sul tavolino, ora è dentro di me.
La sorpresa e l’eccitazione hanno la meglio. Il suo calore ha conquistato i miei sensi, ora ho
perso totalmente il controllo.
Diventa violento, poi con calma accarezza i miei capelli, bacia il mio collo e la mia schiena con
dolcezza. Mi vuole ancora, e poi di nuovo.
Ha finito. Cerco di alzarmi ma mi trattiene. Non ha ancora detto una parola ma questo abbraccio
è piacevole.
Quando mi sveglio non c’è più. Solo le chiavi su un tavolino e un biglietto in uno strano italiano
che chiede di chiudere bene prima di andarmene.

LA DOLCE CLEO

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